Casa che respira e che se dotata di cappotto "soffoca": sfatiamo il mito
banner casa che respira

Casa che respira e che, se dotata di cappotto termico, “soffoca”: una pericolosa leggenda da sfatare

L’utilizzo del Sistema a Cappotto garantisce le massime prestazioni energetiche e il miglior comfort abitativo. L’abitazione, sia che sia presente o assente un cappotto termico, viene fatta “respirare” esclusivamente attraverso il ricambio d’aria e non facendo migrare il vapore acqueo attraverso l’involucro edilizio

Da oltre dodici anni Cortexa, progetto associativo che riunisce le più importanti aziende del settore del cappotto termico in Italia, si impegna a diffondere la cultura dell’Isolamento a Cappotto di Qualità. Cortexa assiste ciclicamente alla nascita di falsi miti che si impegna a sfatare per sgombrare il campo da informazioni scorrette e false promesse e tutelare tutta la filiera, inclusi i committenti finali delle opere edili. Il tema della “casa che respira” o della “casa che soffoca” è uno di questi “falsi miti”. Un’ affermazione senza alcun tipo di fondamento, che circola molto nel web e, purtroppo, talvolta anche tra progettisti e produttori di materiali da costruzione.

Ecco perché è sbagliato parlare di “casa che respira”

La “casa che respira” o la “casa che soffoca” sono entrambe in realtà affermazioni senza alcun tipo di fondamento. La casa non ha mai respirato né mai potrà farlo! A smentire questo falso mito interviene la Commissione Tecnica di Cortexa, specificando che la giusta domanda da porsi in questo caso, indipendentemente dalla presenza o meno di un Sistema di Isolamento a Cappotto, in realtà è: in quale modo viene fatta “respirare” una casa?
Per dare una risposta concreta alla questione, i progettisti elaborano calcoli molto sofisticati per conoscere la quantità di vapore acqueo che attraversa le strutture di un edificio. Alla base di questi calcoli sta il fatto che durante la stagione invernale il vapore acqueo presente nell’aria all’interno degli ambienti migra verso l’esterno attraverso le superfici e i materiali porosi, ovvero i materiali che hanno al loro interno aria e altri fluidi. Grazie a metodi di calcolo e informazioni molto avanzate sulle caratteristiche dei materiali è possibile conoscere quanti grammi di vapore acqueo mediamente passano dall’involucro edilizio (pareti, pavimenti e coperture) e quanti se ne smaltiscono invece aprendo una finestra e facendo circolare l’aria. Il confronto numerico tra queste due quantità (1:40) permette di escludere in maniera categorica che le strutture di un edificio possano contribuire alla “pulizia” e al “far respirare” l’abitazione.

La “casa che respira” può farlo solo mediante il ricambio d’aria dovuto all’apertura dei serramenti o mediante la ventilazione meccanica controllata

La qualità dell’aria interna e quindi la quantità di umidità presente nell’ambiente (così come di CO2 e altre forme di inquinanti interni) è unicamente legata al corretto ricambio dell’aria interna con quella esterna. Questa è l’unica soluzione, sia per una casa isolata che per una casa priva di cappotto termico.
In conclusione, se prima dell’intervento di isolamento termico non sono presenti problematiche legate all’umidità, esse non potranno presentarsi dopo l’intervento, se l’utente non altererà le proprie abitudini di gestione dell’abitazione legate al riscaldamento e all’areazione dell’abitazione. In alternativa, potrà prevedere un impianto di ventilazione meccanica controllata per garantire la migliore qualità dell’aria interna.

Casa che respira: ci credono anche progettisti e produttori di materiali?

Purtroppo la risposta è positiva e poco rassicurante per il privato che, pensando di affidarsi a progettisti capaci ed esperti, si vede proporre soluzioni inadeguate. Per fortuna però i progettisti che credono che la casa respira sono sempre meno e anche i produttori di materiali, a fronte di consumatori e professionisti sempre più informati, sono meno propensi a farsi prendere la mano da facili guadagni proponendo soluzioni non adeguate.
La riflessione sulla “casa che respira” coinvolge però, in maniera differente, anche i progettisti molto preparati. Il mondo dei progettisti è infatti molto attento al fatto che il vapore attraversi le strutture dall’interno verso l’esterno in inverno. Questo avviene perché la successione di materiali che costituiscono una struttura deve essere tale da non generare problematiche di condensazione interstiziale, cioè interna alla struttura. Da questo punto di vista la soluzione dell’Isolamento Termico a Cappotto è ideale per evitare queste problematiche in quanto i punti più freddi della struttura, dove si concentra il rischio di condensazione, sono all’esterno.
Vero è che il vapore migra attraverso la struttura e che non deve incontrare sulla superficie esterna del sistema a cappotto uno strato impermeabile al vapore. Per questo motivo i Sistemi a Cappotto certificati sono permeabili al vapore, ma allo stesso tempo impermeabili all’acqua piovana, proprio come gli indumenti tecnici che permettono di sudare e, al contempo, di proteggersi dall’acqua. È quindi fondamentale selezionare sempre Sistemi di Isolamento a Cappotto dotati di certificato ETA secondo ETAG 004 o EAD 040083-00-0404 e marcatura CE di sistema. La certificazione del cappotto con ETA attesta infatti l’idoneità del sistema, anche in termini di traspirabilità e tenuta all’acqua.

Se desideri ricevere maggiori informazioni sul cappotto di qualità puoi contattare Cortexa. Se invece stai affrontando un progetto e vuoi essere certo della qualità del lavoro, richiedici una consulenza o un preventivo per il cappotto termico di qualità.

Share

Condividi su facebook
Condividi su linkedin
Condividi su whatsapp
Condividi su pinterest
Condividi su email
Condividi su print